Dagio_maya (in crisi di lettura!)'s Reviews > Congo

Congo by David Van Reybrouck
Rate this book
Clear rating

by
69893331
's review

it was amazing
bookshelves: 5-stelle, africana, non-narrativa, real

Nell’immaginario collettivo nominare lo stato del Congo riconduce a immagini di foreste vergini da attraversare a colpi di machete.
Una nazione incastrata tra le tante di un continente spesso e volentieri ignorato e a cui, forzatamente, si bada costretti dalla cronaca urlata di un telegiornale.
Il Congo in realtà non è uno staterello facilmente ignorabile ma “un paese di 2,3 milioni di chilometri quadrati, grande come l’Europa Occidentale e due terzi dell’India, l’unico paese dell’Africa con due fusi orari”.
La vastità del territorio equivale ad una moltitudine di etnie e la storia di questa nazione è, ovviamente densa di avvenimenti.
David Van Reybrouck - archeologo belga con doti da romanziere- si è dedicato per dieci anni allo studio storico-sociale del Congo.

”Alla memoria di Étienne Nkasi (1882?-2010), come segno di profondo riconoscimento per la sua eccezionale testimonianza e per il casco di banane che mi ha offerto durante il nostro primo incontro.
E per il piccolo David, nato nel 2008, figlio di Ruffin Luliba, bambino-soldato congedato, e della sua sposa Laura, che hanno voluto dare il mio nome al loro primogenito.”



Questa l’epigrafe che introduce il testo e mette in risalto il metodo dell’autore:
le fonti storiche tradizionali (come diari e documenti più o meno ufficiali) si alternano strumenti più diretti come le interviste e le chiacchierate con i congolesi stessi.
Étienne Nkasi, qui citato aveva all’epoca dell’incontro con Van Reybrouck, la bellezza di 126 anni!!!
Nkasi, dunque, si rivela fonte utile quando dai suoi racconti emergono collegamenti che contribuiscono a ricostruire la scena del colonialismo. Gli avventurieri ed esploratori che aprirono letteralmente la strada (su tutti Stanley, il primo bianco che attraverso l’intero Congo) alle prime stazioni commerciali con le loro prove tecniche muovevano i primi passi in quella corsa all’accaparramento coloniale che imperversava tra le potenze europee.
Il re belga Leopoldo non voleva certo essere da meno è con un filo di bava da acquolina radunò esploratori, geografi e uomini d’affari che lo aiutassero a mettere le mani su “ce magnifique gâteau africain”.
I primi goffi approcci commerciali si tramutano in vere e proprie operazioni politiche a cui si affiancano progetti di evangelizzazione invadendo l’enorme territorio del Congo boccone dopo boccone.
Una storia di un lungo e laborioso pasto.
La terra del Congo si mostra come una tavola imbandita: se in principio fu l’avorio (con il conseguente sterminio dei legittimi possessori detti pachidermi) nel 1888 l’invenzione rivoluzionaria dello scozzese Dunlop, dello pneumatico dà l’avvio per l’assalto ai numerosi alberi di gomma del Congo. Un miracolo economico i cui proventi sono reinvestiti in Belgio mentre nella colonia si sommano abusi e violenze che costringono la popolazione alla raccolta dell’ambita gomma:

“Il lavoro sporco della riscossione delle imposte fu lasciato a dei subalterni armati di fucile. Siccome i loro capi bianchi volevano essere sicuri che non si servissero impropriamente della loro arma per cacciare animali selvaggi, dovevano provare l’uso che avevano fatto dei loro proiettili. Così, in diversi luoghi, prese piede l’abitudine di tagliare la mano destra della vittima e di portarla come prova delle munizioni utilizzate. Le mani venivano arrostite su un fuoco di legna, come si fa ancora oggi con i cibi, per non farle marcire. L’esattore vedeva il suo capo a intervalli di settimane, ecco il perché della pratica. Quando gli rendeva conto delle sue attività doveva mostrare le membra come pièces justificatives, come “note di spesa”.

E’ il 1885 quando Leopoldo II proclama Lo Stato Libero (!!!!!) del Congo e da lì Van Reybrouck ci accompagna nei meandri dei torbidi avvenimenti che fanno legge il sopruso e la pura e gratuita violenza.
Il congolese da una generazione all’altra vive l’epoca coloniale travolto da un incessante processo di sradicamento e degradazione umana. La distruzione di un popolo, difatti, non si racconta solo con la devastazione del suo territorio. Se il rapporto voluto da un potere centrale è giocoforza asimmetrico, il governo coloniale non solo trova lecito lo strumento della forza ma fa di tutto per annichilire i nativi con comportamenti che calpestano la dignità di uomini e donne.
Le promesse non mantenute di Leopoldo II fanno sì che il dominio passi nella mani dello stato Belga e con ciò si consolidi lo stato coloniale vero e proprio: si proclama il Congo Belga
Col passare del tempo, un esiguo –ma significativo- numero di congolesi ha la possibilità di istruirsi e così germoglia la classe cosiddetta degli évolues.
Mentre il territorio è sempre più sfruttato per le ricchezze minerarie si comincia a fare pressante la richiesta d’indipendenza (“VOGLIAMO ESSERE CONGOLESI COLTI, NON ‘EUROPEI CON LA PELLE NERA’)
Ven Reybrouck sostiene che la rapidità degli eventi che portarono all’autonomia furono talmente fulminei da giocare a sfavore dal paese che si trovò totalmente impreparato ad occuparsi della gestione dell’enorme stato senza preparazioni specifiche. A ciò si aggiunse i differenti obbiettivi degli aspiranti alla guida del paese sommariamente divisi tra chi cercava l’unità nazionale e chi, invece, tendeva a difendere gli interessi etnici e quindi puntava ad uno stato federale.
Ribellioni, l’uccisione di Lumumba, la dittatura di 32 anni di Mobutu, il genocidio ruandese, Kabila e la Great Afrian War…..
Tantissimi nomi, avvenimenti, scenari che si possono ricondurre a un semplice schema:
governi totalmente indifferenti ai bisogni del paese e della gente, corruzione dilagante, violenze inaudite che portano ad esempio lo stupro ad essere una normale modalità di conquista di un territorio.
Van Reybrouck ci racconta una storia che non schiera buoni e cattivi ma:
” Proprio come a teatro, anche qui la tragedia della Storia non derivava dalla contrapposizione tra esseri ragionevoli ed esseri insensati, tra i buoni e i cattivi, ma tra persone che si riunivano e che si consideravano, tutte indistintamente, buone e ragionevoli. Degli idealisti si contrapponevano ad altri idealisti, ma ogni idealismo difeso con troppo fanatismo conduceva all’accecamento, all’accecamento dei buoni. La Storia è un piatto abominevole preparato con i migliori ingredienti.”
Si va dunque al di là delle dicotomie che distinguono la letteratura coloniale tanto quella post-coloniale. La complessità e gli intrecci di questo paese sono molteplici e non è più tempo per analisi parziali: è una matassa che va districata
Le potenzialità date dalla grande ricchezza del territorio avrebbero potuto condurre il Congo ad essere una potenza mondiale tra i primi della classe invece è uno tra i paesi più poveri ed affamati del paese.
Le divisioni etniche sono separate dall’odio ma trovano terreno comune nel linguaggio della violenza tanto che ormai il Congo è stato denominato “la capitale degli stupri” !!!!
Chi vuole provare a sopravvivere e cambiare qualcosa fugge o cerca di avviare attività alternative. In questo senso Van Reybrouck dedica un ultima capitolo alla Cina, nazione che ha aperto un varco di speranza.
Un saggio di oltre 600 pagine, note comprese, che si legge con facilità perché Van Reybrouck sa raccontare questa storia senza algide elucubrazioni accademiche.
Sembra strano ma questa storia ci riguarda da vicino perché il Congo così lontano dalle coscienza è una delle nazioni che è entrata maggiormente nelle nostre case e nella Storia mondiale.

” Che le risorse naturali del Congo abbiano contribuito a colorare l’economia mondiale è abbastanza risaputo. Dalle palle da biliardo, passando per pneumatici e bossoli, fino alla bomba atomica e al telefonino. * Ma questo ritornello puramente utilitario mi sembrava troppo limitato e banale, come se il Congo, questo paese bello e potente, fosse solo la dispensa del mondo, come se, al di là delle sue materie prime, non avesse contribuito molto alla Storia. Come se il suo sottosuolo fosse importante per tutta l’umanità, mentre la sua storia restasse un affare meramente interno, pervasa da innumerevoli sogni e ombre. Mentre io così spesso ho constatato l’opposto, nelle mie conversazioni e nella mia lettura. All’inizio del ventesimo secolo la politica della gomma innescò una delle prime, grandi campagne umanitarie della storia. In entrambe le guerre mondiali i congolesi contribuirono a vittorie cruciali sul continente africano. Fu in Congo che negli anni sessanta cominciò la Guerra fredda e fu lì che le Nazioni Unite lanciarono la prima grande operazione. Ciò che conta non è attribuirne i meriti ai congolesi, ma riconoscere che la storia congolese ha contribuito a determinare e a dare forma alla storia mondiale. La guerra del 1998-2003 sfociò nell’operazione di pace più grande e più costosa di sempre e nel primo intervento militare dell’Unione europea della storia; l’esito portò a una combinazione unica di diplomazia multilaterale e bilaterale che permise di seguire da vicino la politica del paese. Le elezioni del 2006 furono le più complesse di cui la comunità internazionale si sia mai fatta carico. La Corte penale internazionale produrrà una giurisprudenza essenziale con un primo giudizio di imputati, tre uomini provenienti dal Congo. È un fatto che la storia del Congo sia stata più volte di cruciale importanza nella definizione esitante di un ordine mondiale. Allo stesso modo anche il contratto con la Cina è un’importante pietra miliare in un mondo irrequieto in pieno movimento.”

*

description

Digita coltan nella stringa di un qualsiasi motore di ricerca e scopri l’inferno che ci permette di avere telefonini, computer e quant’altro!



31 likes · flag

Sign into Goodreads to see if any of your friends have read Congo.
Sign In »

Reading Progress

October 1, 2017 – Shelved
October 1, 2017 – Shelved as: to-read
October 3, 2017 – Started Reading
October 3, 2017 –
page 13
1.89%
October 5, 2017 –
page 60
8.72%
October 6, 2017 –
page 83
12.06%
October 7, 2017 –
page 105
15.26%
October 8, 2017 –
page 128
18.6%
October 10, 2017 –
page 176
25.58%
October 11, 2017 –
page 201
29.22%
October 12, 2017 –
page 226
32.85%
October 13, 2017 –
page 250
36.34%
October 15, 2017 –
page 303
44.04%
October 16, 2017 –
page 331
48.11%
October 17, 2017 –
page 357
51.89%
October 18, 2017 –
page 384
55.81%
October 19, 2017 –
page 409
59.45%
October 20, 2017 –
page 434
63.08%
October 21, 2017 –
page 459
66.72%
October 22, 2017 –
page 497
72.24%
October 24, 2017 –
page 530
77.03%
October 26, 2017 – Shelved as: 5-stelle
October 26, 2017 – Shelved as: africana
October 26, 2017 – Shelved as: non-narrativa
October 26, 2017 – Shelved as: real
October 26, 2017 – Finished Reading

Comments Showing 1-12 of 12 (12 new)

dateDown arrow    newest »

Ettore1207 Brava Dagio, una splendida recensione per un libro che è piaciuto molto anche a me.


message 3: by Roberto (new) - added it

Roberto Molto interessante (e triste).Pur essendo stato qualche volta in Congo queste cose non le sapevo


Dagio_maya (in crisi di lettura!) Roberto wrote: "Molto interessante (e triste).Pur essendo stato qualche volta in Congo queste cose non le sapevo"

Mi piacerebbe sapere che impressione hai avuto


message 5: by Laura V. (new)

Laura V. لاورا Una recensione attenta e toccante, Dagio! Mi annoto questo titolo, grazie! Penso che tra tutte le schifezze della storia umana, il colonialismo sia appunto una delle più disgustose... Perché un popolo doveva sopraffarne un altro in casa propria, spremendogli tutte le risorse? Se l'Africa oggi è conciata in questo modo, di certo c'è un motivo e noi europei abbiamo precise responsabilità... E quando sento persone (purtroppo ci sono ancora oggi!) che giustificano il colonialismo dicendo che almeno si portava a quelle popolazioni un po' di progresso e civiltà, mi arrabbio moltissimo! Era dunque quella la nostra civiltà che esportavamo???


message 6: by Siti (new)

Siti Molto interessante, bel commento.


Dagio_maya (in crisi di lettura!) @Laura: questo libro analizza il periodo coloniale e quello post coloniale, secondo me, con grande equilibrio.
Van Reybrouck ci parla delle atrocità commesse dai belgi ed altri europei tanto quanto di quello che hanno combinato (e stanno combinando!) nutriti gruppi di congolesi. E' un libro di dieci anni fa ma la trovo una lettura che ci fa capire la situazione odierna e l'importanza di questa nazione africana a livello mondiale :-))


Orsodimondo [part time reader at the moment] Dagio_maya wrote: "@Laura: questo libro analizza il periodo coloniale e quello post coloniale, secondo me, con grande equilibrio.
Van Reybrouck ci parla delle atrocità commesse dai belgi ed altri europei tanto quant..."


In realtà, c'è più pragmatismo che equilibrio: Van Reybrouck tace su alcuni aspetti del colonialismo belga, forse il più feroce della storia, vedi anche le vicende del vicino Rwanda (certo, è una classifica difficile da stilare), e altri li giustifica (ho trovato esilarante la trattazione della malattia del sonno).
Libro molto pompato e sponsorizzato, mi piacerebbe capire perché: come mai in tanti ci siamo sciroppati questo tomo infinito su una parte di mondo che per lo più ignoriamo (il numero di morti nelle recenti guerre di quel paese è terrorizzante) che presenta una visione parziale della storia (dimenticavo: l'uso delle fonti, delle testimonianze, delle interviste adottato da Van Reybrouck fa storcere il naso agli storici - anche a un semplice laureato come me 🙃).


message 9: by Tom LA (new)

Tom LA Recensione eccellente! La migliore che ho letto su questo libro. 👍🏼


Dagio_maya (in crisi di lettura!) Eccomi!!!
Scusa sono un po’ intermittente in questo periodo ed ho visto solo ora la notifica del tuo commento…
Io sono molto contenta di aver affrontato questa lettura. Personalmente l’ho fatta per puro interesse di conoscere (almeno a grandi linee, certo…) una nazione a me sconosciuta. Non credo di essermi fatta ammaliare da null’altro che questo. Immagino che quando ne parli in termini di “pompato e sponsorizzato” tu ti riferisca alle perorazioni di Saviano.
Beh, per quanto mi riguarda, non è un personaggio su di me sortisca effetti tali da indurmi a leggere checchessia.
Credo di essere stata cosciente di leggere una storia a suo modo parziale ma che, comunque, ho giudicato più che sufficiente a mettere qualche pezza alla mia ignoranza. Anch’io sono una semplice laureata …ma non in storia, eh..eh…😜 😜 😜

Se hai da consigliare libri, a tuo parere migliori, sull’argomento sono tutta orecchi!!!
😘


Dagio_maya (in crisi di lettura!) Tom Tabasco wrote: "Recensione eccellente! La migliore che ho letto su questo libro. 👍🏼"

:-))


message 12: by Tom LA (new)

Tom LA Maya il libro è splendido e bilanciato. Se qualcuno lo interpreta come un’apologia del Belgio è probabilmente perché è più facile aderire a una narrativa “buoni e cattivi” piuttosto che addentrarsi nelle complessità della storia, cosa che l’autore fa in maniera magistrale, senza mai togliere responsabilità a quelli che ce l’hanno.


back to top