Shoulders of Giants - Recensione

Rane esploratrici e tute meccaniche in questo fantascientifico roguelike.

Shoulders of Giants - La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Uno shooter in terza persona dall'anima roguelike con tanto di multiplayer per quattro giocatori, che pur divertendo risulta un po' rozzo e poco rifinito.
  • Sebbene i protagonisti siano animali alla guida di robot "giganti", il gameplay si mantiene su meccaniche decisamente troppo tradizionali.
  • Il sistema di progressione include qualche trovata interessante e riesce a offrire un'esperienza intrigante grazie alle tante opportunità di approccio.

Credo sia innegabile che più dei cosiddetti giochi "soulslike" ispirati a Demon's Souls e Dark Souls e dei videogame battle royale come Fortnite, il genere che è maggiormente "esploso" negli ultimi anni è quello dei "roguelike", cioè di quei videogame in cui le partite sono più o meno auto-contenute in un set di livelli e si diversificano l'una dall'altra da una grande quantità di elementi casuali che forniscono varietà.

Se avete provato titoli come Risk of Rain (1 o 2), Hades, Dead Cells e/o Returnal (ma anche il recente Gunfire: Reborn), allora avrete una chiara idea di cosa si celi dietro questa etichetta e potreste stare iniziando a sospettare che anche il videogame trattato in questo articolo faccia parte di questo genere. Ebbene sì, Shoulders of Giants è a tutti gli effetti un roguelike e se dovessi avvicinarlo a uno dei titoli succitati, questo sarebbe sicuramente (per ambientazione e impostazione) Risk of Rain 2. Il che, chiariamoci, è una bella cosa, eh!

Di rane & robottoni

Per l'ennesima volta dopo (appunto) Risk of Rain e Returnal, ecco che un gioco di questo genere ha luogo su un pianeta sconosciuto che siamo chiamati a esplorare, anche se in effetti questa volta siamo andati volontariamente sul posto in cerca di qualcosa che possa fermare l'avanzata dell'Entropia, una forza sconosciuta che sta prosciugando i pianeti della loro essenza vitale. I nostri eroi sono così inviati su questo mondo inesplorato a bordo di un non-proprio-praticissimo robot gigante senza cabina di pilotaggio (nel senso che i protagonisti stanno letteralmente in piedi al posto della testa, con tanti saluti alla sicurezza).

Quando parlo di "protagonisti" credo sia il caso di far notare che tutti i personaggi in Shoulders of Giants sono animali antropomorfi a partire dalla rana protagonista, quasi che il gioco volesse lanciarsi in un'acrobatica strizzata d'occhio al franchise di Star Fox. La particolare natura del protagonista in effetti si ripercuote sul gameplay dal momento che l'armatura robotica è in grado di sferrare attacchi corpo-a-corpo con spade e altre armi mentre il pilota può aprire il fuoco con la propria pistola a raggi sfruttando una pratica modalità di mira.

Combinando le due opzioni di attacco dovremmo essere in grado di affrontare le diverse minacce che popolano i pianeti, ovvero emissari dell'Entropia e fauna locale corrotta da questo stesso fenomeno e divenuta tutt'altro che amichevole. Nelle zone infette dall'Entropia infatti i nemici appaiono continuamente e non c'è tregua fra i continui assalti: fortunatamente eliminare i nemici fornisce anche preziosa energia da impiegare per installare abilità aggiuntive dedicate sia al nostro robot che al pilota.

L'immancabile escalation

Sebbene infatti al nostro arrivo su un pianeta (da selezionare tramite una mappa che fornisce alcune informazioni generiche della destinazione) siamo equipaggiati con un set di armi e abilità "base", esplorando i livelli del gioco troveremo diverse abilità che possono venire installate (se si possiede sufficiente energia) per aumentare le nostre capacità in combattimento. La maggior parte dei dispositivi in questione aggiunge attacchi aggiuntivi per il robot o il pilota, come onde energetiche, bombe, super-mosse e singolari attacchi talvolta pervasi da un po' di umorismo (come definireste voi un'enorme scarpa di energia che si schianta sui nemici?). Non manca comunque qualche abilità evasiva, curativa o difensiva, così da permetterci di configurare la nostra "coppia" di eroi con sei diverse mosse (tre per il pilota e tre per l'armatura) da attivare liberamente, previa attesa di un classico periodo di "raffreddamento" tra un uso e l'altro.

Non finisce qui: le abilità in questione sono disponibili in diversi livelli di potenza, per cui procedendo nell'esplorazione ci troveremo con personaggi sempre più versatili e capaci di infliggere danni maggiori, fornendo così una gradevole sensazione di escalation. Tutto questo ci torna fondamentale per esplorare le diverse zone dei pianeti (generate in modo casuale a ogni esplorazione) per distruggere specifiche strutture e accedere ai teletrasporti che conducono alle aree successive, previa distruzione di una massiccia ondata di nemici che appare in questa specifica fase (sì, in modo simile a Risk of Rain 2).

Presto sostituiremo le armi di base con altre più avanzate e potenti.

Superati tre livelli dovremo anche affrontare un pericoloso boss, sconfitto il quale otterremo del prezioso bottino e faremo ritorno alla base. Qui le cose si fanno interessanti, dal momento che potremo impiegare i punti-esperienza accumulati per potenziare i personaggi in modo permanente, rendendo l'approccio alle successive esplorazione meno arduo. Non è tutto: lungo i livelli possiamo anche raccogliere armi e dispositivi aggiuntivi che, interagendo con appositi personaggi nella base, diventano equipaggiabili, aumentando così le capacità offensive e fornendo vantaggi extra. Insomma, il gioco implementa sia una crescita "effimera" durante le spedizioni (dal momento che le abilità ottenute vengono perse una volta tornati alla base), sia un sistema di potenziamenti permanenti che garantiscono una crescita percepibile e moderatamente appagante, spingendo il giocatore verso un po' di "grinding" per prepararsi ad affrontare i pianeti successivi.

A caccia di H.E.A.T.

Visitare la base ci consente anche di scoprire quanta energia (o H.E.A.T.) abbiamo accumulato liberando i pianeti: questa ci permette di accedere a mondi sempre più lontani e pericolosi, da affrontare però con cautela perché fallire una spedizione significa perdere quantità di H.E.A.T., vanificando parte dei progressi. Una meccanica da un lato stimolante per chi apprezza il rischio ma da un altro anche un po' frustrante, specialmente considerando quanto dura una singola spedizione (circa mezz'ora) e quanto facilmente si può morire, specialmente contro i già citati boss. In generale almeno nelle prime battute Shoulders of Giants non è un gioco facile: anche i nemici più deboli sono in grado di infliggere una certa quantità di danni e le nostre capacità offensive a inizio del gioco sono risibili, con due-tre colpi richiesti per eliminare anche la più piccola delle minacce.

Le cose chiaramente migliorano ottenendo armi avanzate e spendendo punti-esperienza ma è comunque chiaro che siamo di fronte a un gioco moderatamente punitivo. Potreste dunque pensare "Ok, allora se è così difficile meglio giocare assieme agli amici!". Al che rispondo: "Non troppo!". Perché se da un lato possiamo affrontare Shoulders of Giants in squadre di massimo quattro giocatori (che condividono punti esperienza e tesori), da un altro la difficoltà e - in parte - il numero dei nemici si adattano di conseguenza, cercando di bilanciare la situazione.

Chi non esplora in compagnia o è un ladro o è una spia.

Anche a fronte di questo però devo dire che affrontare un boss in co-op è comunque più facile, senza contare che con più di un robot a disposizione diventa più logico spartirsi i potenziamenti in modo da farne specializzare qualcuno in specifiche aree, come attacchi a distanza o corpo a corpo, così da creare un team pronto a tutto. Da notare anche la simpatica opzione "Best Friend Mode" che permette a due giocatori di cooperare, con uno che pilota il robot e l'altro al comando del pilota. Trovo che comunque il gioco sia valido sia per giocatori solitari che per sessioni co-op, a patto ovviamente di apprezzare la natura ripetitiva di videogame simili. Quello che non mi ha convinto è stata innanzitutto l'assenza di potenziamenti passivi come quelli visti in Hades o Risk of Rain 2: tutti i dispositivi che raccogliamo nei livelli vanno assegnati a un pulsante e attivati a comando. Inoltre non tutte le abilità aggiuntive sono effettivamente divertenti da usare, con alcune poco riuscite e altre chiaramente molto più potenti (qualcuno ha detto "AutoCannon"?). Questo livello di imprecisione si rispecchia anche in altri aspetti del gioco: la grafica ha alti e bassi, con fondali spogli e pochi effetti degni di nota, ad esempio, mentre l'audio è davvero poco sviluppato e non troppo incisivo.

L'hub tra una missione e l'altra è noioso e discretamente "vuoto", sarebbe stato meglio con un'opzione di navigazione rapida, anche perché le interazioni fra i vari personaggi non sono propriamente esaltanti. Anche con un guscio così imperfetto però Shoulders of Giants è un gioco abbastanza divertente e piuttosto longevo, che dà sicuramente il meglio di sé in multiplayer. In caso abbiate ancora fame di "roguelike" e non vi spiace dedicarvi a un po' di feroce grinding, questa ennesima avventura "ricorsiva" potrebbe essere un buon siparietto in attesa di qualcosa di più corposo e riuscito.

Verdetto

Non particolarmente originale e neppure sviluppato al pieno delle sue possibilità, Shoulders of Giants è uno sparatutto di stampo roguelike che richiama molto Risk of Rain 2 senza raggiungere le vette qualitative (e la varietà) del titolo di Hopoo Games. Contiene comunque un paio di intuizioni simpatiche - e un comparto multiplayer intrigante - che diventano interessanti biglietti da visita per chi è in cerca di un altro gioco appartenente a questo fiorente genere (e non è necessariamente a caccia di eccellenza).

In questo articolo

Shoulders of Giants

Moving Pieces
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Shoulders of Giants - La recensione

7
Discreto
Se avete ancora fame di roguelike, Shoulders of Giants è una simpatica - ma non eccellente - aggiunta al genere, sia che giocate da soli, sia che vogliate affrontarlo con gli amici.
Shoulders of Giants