Like a Dragon: Infinite Wealth - Recensione

Uno Yakuza così non lo avete mai visto.

Like a Dragon: Infinite Wealth - La recensione

Prima con la notizia (quasi “preoccupante”) di una longevità spropositata e poi con quella del New Game Plus a pagamento (cosa più unica che rara), non si può dire che Like a Dragon: Infinite Wealth non si sia attirato contro parecchio hype in positivo e in negativo. Polemiche ed esaltazioni a parte (c’è chi, in un gioco della serie Yakuza, trascorrerebbe volentieri anche centinaia di ore), il sequel di Yakuza: Like a Dragon e dello spin-off Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name è finalmente tra le nostre mani e, dopo circa due settimane di intense sessioni di gameplay, sono certo di due cose.

La prima è che la longevità di almeno 60-70 ore per la storia principale paventata da Ryu Ga Gotoku Studio ci sta tutta. La seconda è che, dopo così tante ore in compagnia di Ichiban Kasuga e Kazuma Kiryu, il New Game Plus è stata davvero l’ultima cosa a cui ho pensato (ero davvero “cotto”) una volta arrivato alla fine di questa folle e demenziale “vacanza” a Honolulu dei due carismatici protagonisti.

Poca paura e tanto delirio a Honolulu

Questo perché Like a Dragon: Infinite Wealth è un action con elementi GdR quasi soverchiante e spossante nelle sue dimensioni (quella di Honolulu è la mappa più grande mai vista nella serie), nelle sue cut-scene, nei suoi dialoghi spesso e volentieri ridondanti e logorroici e nelle sue decine di attività proposte continuamente. Tra l’altro l’incipit di alcune ore ambientato a Yokohama, dove Kasuga deve vedersela anche con una cotta sentimentale da adolescente, non facilita le cose per la sua lentezza narrativa e rimane la parte più debole del gioco, ma per fortuna non dura molto.

Gioco che, ovviamente, si apre per davvero una volta che Kasuga arriva a Honolulu per cercare la madre biologica che non ha mai conosciuto. Lascio perdere tutti i retroscena narrativi che hanno condotto il protagonista di Like a Dragon nelle assolate Hawaii (ci vorrebbe un articolo solo per quello), ma sappiate che se questo sarà il vostro primo gioco di Yakuza farete davvero fatica a capirci qualcosa.

Fatto sta che, sempre con i suoi tempi biblici, Like a Dragon: Infinite Wealth si preannuncia fin da subito come l’episodio più esagerato, fuori di testa, demenziale e sopra le righe dell’intera saga di Yakuza, tanto che spesso mi sembrava di giocare al reboot di Saints Row (che può essere un male assoluto così come un complimento). Ryu Ga Gotoku Studio non si è davvero posto limiti alla fantasia e al “delirio” sia nei combattimenti, sia nei personaggi e nelle attività di contorno. Se quindi vi piacciono i giochi anarchici e senza alcun senso logico (la stessa trama principale sembra uscire da uno yakuza-movie diretto da Takashi Miike e scritto dai fratelli Zucker), Like a Dragon: Infinite Wealth è un’esperienza a dir poco perfetta.

Quel maledetto passaporto

Aspettatevi infatti continui capovolgimenti narrativi, nemici tra i più improponibili mai visti in un videogioco (i miei preferiti sono quelli nel sacco a pelo), mini-giochi spesso inutili e ripetitivi ma altre volte geniali e situazioni che definire "cringe" sarebbe un eufemismo, il tutto impreziosito da un sublime doppiaggio giapponese (vi impedisco di giocarlo in inglese) che aggiunge risate, esagerazioni e parossismi a non finire. Ammetto che a volte, pur avendo skippato i dialoghi su argomenti che non mi interessavano per nulla, spesso mi sono trovato ad ascoltarne molti altri solo per il gusto di sentire quel tono di voce e quell’espressività esagerata che, soprattutto per la voce di Kasuga (un personaggio sempre più “macchietta” in senso buono), è qualcosa di irresistibile.


Like a Dragon: Infinite Wealth
, sotto sotto, è sempre il solito Yakuza, nel senso che alternando esplorazione, mini-giochi, dialoghi-fiume, shopping nei negozi più disparati e soprattutto combattimenti, ci si trova subito a proprio agio anche nelle strade, nei quartieri e nei viali di una Honolulu stranamente piena zeppa di giapponesi. Per fortuna gli sviluppatori hanno pensato a diversi metodi di spostamento veloce (o istantaneo) all’interno della mappa, ma ogni tanto vale la pena anche concedersi una corsa a piedi nei quartieri più chic della città, fosse solo per salutare qualche persona (e accrescere così lo status sociale di Kasuga), salvare qualche poveretto dalle grinfie di una gang, fotografare oggetti e ovviamente fare a botte con i soliti criminali per grindare un po’ e guadagnare punti esperienza.

La sensazione, insomma, è sempre quella di giocare a uno Yakuza; solo un po’ più grande e open world ma con dosi di demenzialità e comicità mai viste nel passato della serie. Non fosse infatti per Kiryu (il protagonista storico della saga) che mantiene una certa seriosità di carattere, il resto della compagnia assemblata da quel mattacchione dal cuore d’oro di Kasuga non sfigurerebbe come team in una puntata di Mai dire Banzai, e anche il pretesto da cui si dipana la trama principale (sappiate solo che c’è di mezzo un passaporto da ritrovare) è talmente insignificante che tutto quello che viene dopo è pura e semplice (e geniale?) esagerazione.

Kasuga in versione coach

Una trama simile, con gli immancabili boss di quartiere, bande di criminali-smembratori nemmeno fossimo in 1997: Fuga da New York, flashback dei nostri compagni di viaggio e dialoghi a non finire, può rivelarsi tanto una delizia per alcuni palati quanto una colossale perdita di tempo per altri “assaggiatori” meno avvezzi a certe narrazioni nipponiche fuori di testa. Io l’ho apprezzata a metà, ma riconosco al team di Ryu Ga Gotoku Studio la capacità di inventarsi sempre qualcosa di nuovo e spiazzante, anche se una tale mole di dialoghi e cut-scene avrebbe necessitato di qualche taglio qua e là e certe missioni secondarie, pensandoci bene dopo, sono l’emblema dell’inutilità.


Discorso a parte merita l’isola di Dondoko che, volendo, può trasformare il gioco in una sorta di Animal Crossing in salsa Like a Dragon, e aumentare la longevità di altre decine e decine di ore. Ammetto che, una volta sbloccato questo immenso corpus di gameplay, l’ho snobbato quasi subito, un po’ perché Animal Crossing mi fa venire l’orticaria, un po’ perché ho anche una vita che mi aspetta là fuori. In ogni caso, questa landa piena di rifiuti viene affidata a Kasuga nelle vesti di unico addetto alle pulizie, con l'obiettivo di trasformarla in un resort a cinque stelle. Il nostro “pulitore” si trova così una casa accogliente da decorare, può acquistare cianfrusaglie, creare nuovi oggetti acquisendo risorse come legno e pietra e persino combattere in tempo reale. Una sorta di gioco nel gioco che può sicuramente attirare tanti giocatori, ma che personalmente ho trovato più un riempitivo che altro.

Anche il gameplay non è tutto rose e fiori. Si passa infatti da trovate di puro grinding e di pessimo level design (i dungeon a più livelli) ad altre più interessanti (il reclutamento di lottatori e le sfide come allenatore), mentre a brillare senza se e senza ma è il combat-system. Anche qui le trovate esagerate e demenziali si sprecano e il mix di attacchi combinati, maggior libertà di posizionamento, quick-time-event, sistema di parate e gestione dei punti abilità rende i combattimenti a turni un vero piacere. Si può sperimentare tanto, sfruttare a proprio vantaggio la posizione dei nemici e cambiare nel corso del gioco la propria specializzazione con relative nuove abilità, oltre a gestire i nostri compagni con grande facilità a livello di interfaccia e comandi (qui gli sviluppatori si sono chiaramente ispirati a un certo Persona 5).

Si combatte che è un piacere

L’elemento ruolistico è appena accennato (a ogni passaggio di livello i punti guadagnati per le varie caratteristiche dei personaggi vengono assegnati automaticamente), ma quello tattico è molto più presente, e anche se dopo decine di ore di gioco sono morto quasi solo esclusivamente contro i vari boss, dal livello di esperienza 20 in poi anche le risse da strada necessitano di un approccio un po’ pensato se non si vogliono sprecare inutilmente gli oggetti curativi. La gestione della difficoltà non è sempre perfetta, ma alla fine fa il suo; i salvataggi liberi sono una benedizione per giochi simili e c’è davvero tantissimo spazio per l’upgrade di armi e oggetti difensivi sia tramite potenziamento, sia spendendo soldi nei tantissimi negozi sparsi per la città.

Qualcosa del vecchio combat-system in tempo reale mi manca (anche per questo ho apprezzato la parentesi old style di Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name), ma sarei un bugiardo se dicessi che non mi sono divertito come un matto a combattere in Infinite Wealth e, cosa per me fondamentale, anche le boss battle più toste non richiedono mai un tempo spropositato per essere portate a termine.


Se il combattimento è l’elemento del gioco che ho più apprezzato, sul comparto grafico rimango un po’ più scettico. Questo dovrebbe essere l’ultimo capitolo della serie a uscire anche su console old-gen e a usare il Dragon Engine… e francamente lo spero. Se infatti si passa da elementi di eccellenza (i volti e le cut-scene su tutto), una volta in-game Infinite Wealth mette in mostra cose molto meno belle (soprattutto a livello di animazioni) e improvvisi cali qualitativi anche su PlayStation 5. È davvero arrivato il momento di cambiare le cose per la serie, e spero davvero che nel prossimo capitolo si respiri un po’ di quella current-gen che qui si avverte solo in piccolissime dosi.

Verdetto

Like a Dragon: Infinite Wealth è il capitolo più esagerato, gargantuesco e folle della saga di Yakuza, ma è anche il più bello? No, o almeno non del tutto. Se infatti il combat-system è un autentico spasso, Honolulu è una bellissima ambientazione, le cose da fare sono tantissime e Kasuga si conferma protagonista carismatico e adorabile, certe attività e missioni secondarie sono davvero superflue, i dialoghi a volte inutilmente eccessivi e il comparto grafico alterna ottime cose ad altre molto meno convincenti. Di fronte a cotanto sforzo di inventiva da parte di Ryu Ga Gotoku Studio non possiamo però che inchinarci e, se vi lasciate prendere dalla modalità in stile Animal Crossing, altro che 60-70 ore di longevità.

In questo articolo

Like a Dragon: Infinite Wealth

Ryu Ga Gotoku Studio | 26 Gennaio 2024
  • Piattaforma

Like a Dragon: Infinite Wealth - La recensione

8
Buono
Non tutto è ben a fuoco in Like a Dragon: Infinite Wealth, ma il tasso di demenzialità ed esagerazioni narrative e di gameplay è tale che non divertirsi (al netto di una diffusa logorrea) è quasi impossibile.
Like a Dragon: Infinite Wealth