Senua's Saga: Hellblade II - Recensione

La vendetta di Senua continua tra follia, sangue e giganti.

Senua's Saga: Hellblade II – La recensione

Sono arrivato alla fine di Senua's Saga: Hellblade II dopo poco più di cinque ore di gioco con molti dubbi e interrogativi. Il primo è se fosse davvero tutto qui un titolo in sviluppo da cinque anni, a cui hanno lavorato circa 80 sviluppatori (quattro volte tanto il team di Ninja Theory che, nel 2017, realizzò Hellblade: Senua's Sacrifice) e che, almeno in teoria, dovrebbe essere l’esclusiva Xbox più importante del 2024 assieme ad Avowed, Indiana Jones e l'antico Cerchio e S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl.

La seconda cosa che mi ha lasciato interdetto è che, a parte l’inevitabile miglioramento grafico rispetto al predecessore (dopotutto, sono passati sette anni) e un nuovo tipo di enigma, mi è sembrato di giocare esattamente a Hellblade: Senua's Sacrifice, tanto che spesso mi chiedevo se fossi davvero di fronte a un sequel e non a un corposo DLC.


Terza cosa è che, da quanto mi ricordo, il gioco del 2017 era più vario come situazioni e ambientazioni, mentre la sensazione di fronte a questo sequel è di un’esperienza ancora più guidata e lineare, semplice e senza aggiunte degne di nota a livello di gameplay, anche laddove certe svolte della trama ben si sarebbero prestate all’inserimento di qualche bivio narrativo o di un qualsiasi sistema di scelta (anche banale e limitato).

Un sequel... poco sequel

Insomma, Senua's Saga: Hellblade II non mi ha convinto completamente, soprattutto confrontandolo con il predecessore. Di fatto, a livello di gameplay, Ninja Theory ha ripreso la formula di sette anni fa basata su spostamenti in stile walking simulator (qui ancora più accentuati), interazione con l’ambiente pari a zero, qualche enigma ambientale da risolvere, combattimenti sempre molto guidati e poco altro, se non qualche collezionabile da scoprire nelle interminabili camminate in un contorno scenico per lo più brullo e spoglio ispirato ai paesaggi islandesi.

A parte queste rare deviazioni dal percorso lineare, l’esplorazione in Senua's Saga: Hellblade II riprende esattamente quella del predecessore, con addirittura quasi le stesse animazioni (impreziosite, ovviamente, da una cura per i dettagli superiore e una qualità grafica decisamente all'avanguardia) quando Senua si arrampica, attraversa qualche passaggio stretto o si cala da una parte rialzata. Gli enigmi ambientali consistono anche in questo caso nel trovare la giusta visuale e posizione per ricomporre visivamente dei simboli, accendere/spegnere dei bracieri per cambiare elementi dello scenario e, unica novità di rilievo, fare lo stesso usando il focus di Senua su sfere fluttuanti in grado di cambiare la conformazione dell'ambientazione, operazione che mi ha ricordato molto da vicino il mutamento del mondo di gioco di Alan Wake 2 tramite le lampade.

Questi frangenti vagamente "avventurosi" non risultano mai impegnativi, anche grazie a elementi dello scenario facili da individuare e ad aree di gioco sempre molto ristrette in cui operare. Al massimo ho perso qualche minuto in un puzzle più complesso, ma in generale gli enigmi del predecessore erano più impegnativi e articolati (ricordo ancora quello dell’allineamento dei corvi), a dimostrazione di come Ninja Theory abbia puntato su un approccio ancora più "soft e casual" su questo versante.

Senua la guerriera

L’unico vero elemento di sfida, considerando che non esistono veri e propri boss da affrontare in modo tradizionale e che le prove da superare per avvicinarsi ai giganti (ne parliamo a breve) sono di una banalità sconcertante, è rappresentato dai combattimenti. Anche qui, come nel gioco del 2017, si tratta di combattere sempre uno contro uno sfruttando due tipi di attacchi (più quello Focus caricabile per uccidere con maggiore facilità il nemico), una schivata e una parata con la spada. Il tutto consiste nel trovare il timing giusto sia in fase difensiva, sia in quella offensiva e nel muoversi nella direzione opposta a quella dell’attacco durante la schivata.

Ci sono tre o quattro tipi di nemici più o meno coriacei, agili o potenti, ma anche in questo caso la difficoltà non si fa mai sentire in modo particolare se non nei primi scontri, visto che non esiste alcun tutorial iniziale (o interfaccia di alcun genere) e che quindi bisogna un po’ abituarsi ai vari comandi e al flow degli scontri, a cui Ninja Theory ha voluto imprimere una forte sensazione di lentezza (nei movimenti) e pesantezza (nei colpi dati e ricevuti) che ho francamente apprezzato. Lo stesso dicasi per l’approccio molto crudo, violento e sanguinario ai combattimenti, che si ripercuote tra l’altro anche nell’atmosfera generale del gioco.


Non è un caso se gli unici momenti davvero "vivi" e divertenti del gioco sono stati proprio gli scontri ad arma bianca, con uno in particolare (un bestiale attacco in stile orda) che mi ricorderò ancora a lungo per intensità, tensione e coreografie. Laddove invece il ritmo cala vertiginosamente (tutta la parte centrale, per esempio), Senua's Saga: Hellblade II fa davvero fatica a mantenere alta la soglia di attenzione, così come certe camminate inutilmente lunghe dove la totale assenza di interazione con l’ambiente si fa sentire parecchio.

Alla scoperta della follia

Se lato gameplay anche l’acclamato predecessore non aveva convinto molti, questo sequel convince ancora meno sia per i limiti appena citati, sia per l’assenza di novità significative che bene o male ci si aspetta sempre da un sequel e che qui invece, considerando anche gli anni di sviluppo, risulta quasi inspiegabile.

Sviluppo che invece ha dato frutti migliori nel comparto narrativo e in quello visivo. Nel primo caso Senua's Saga: Hellblade II, rifacendosi anche a un immaginario extra ludico che richiama film come Valhalla Rising, The Northman eThe Descent, racconta una tormentata e spesso allucinata storia di vendetta e di sanità mentale come nel gioco precedente, ma lo fa con un tasso di violenza, crudeltà e accenti horror ancora più marcato. A parte infatti qualche raro spiraglio di luce, qui dominano soprattutto buio, nebbia, piogge incessanti, distruzione, sofferenza e atrocità a non finire, che se da un lato rendono il viaggio di Senua a dir poco opprimente, dall’altro caratterizzano bene un gioco il cui tasso di cupezza non è secondo a nessuno.


Senua si riconferma inoltre un personaggio azzeccatissimo nel suo mix di forza belluina, sofferenza mentale (tornano, immancabilmente, le voci nella sua testa) e dedizione totale alla sua missione. In alcuni tratti mi sembrava quasi di impersonare Amicia nei momenti più estremi e drammatici di A Plague Tale: Requiem, mentre le storie sofferenti e persino toccanti legate ai giganti che infestano il mondo di gioco sembrano uscite dalle ghost-story di quel piccolo gioiellino di Banishers: Ghosts of New Eden, che a sua volta prendeva molto da certe quest di The Witcher III: Wild Hunt.

Gli altri personaggi che accompagnano Senua nel corso del gioco non sono delineati così bene e spiace che per conoscerli meglio sia necessario giocare una seconda run, che sblocca proprio diversi dialoghi fuori campo che permettono di capirne meglio tanto il background quanto i tratti umani. Troppo poco, con tutta probabilità, come incentivo per avventurarsi in una seconda run di un gioco così lineare e scriptato, ma se questi tre PNG dai nomi impronunciabili vi hanno incuriosito sappiate che c’è la possibilità di conoscerli meglio.

Meraviglia e delirio su Xbox Series X

A parte l’atmosfera azzeccatissima nella sua cupezza (ma alcuni potrebbero trovarla fin troppo "soffocante"), la narrazione non è del tutto compiuta (lo stesso finale non è proprio memorabile) e riserva qualche momento da pelle d'oca solo quando si tratta di scoprire la vera origine dei giganti (soprattutto il primo), mentre le tre voci presenti nella testa di Senua, che ne accentuano il tratto di psicologia malata, possono risultare alla lunga stancanti e ripetitive, anche perché seguono bene o male lo stesso schema dall’inizio alla fine.

Ascoltarle in cuffia fornisce però un indubbio vantaggio per l’immersione nel gioco (lo stesso succedeva in Hellblade: Senua's Sacrifice) e proprio l’audio, curatissimo nel doppiaggio e negli effetti sonori, è uno dei fiori all’occhiello del gioco assieme alla grafica, o almeno gran parte di essa. Se infatti il motion capture dei volti e delle animazioni (sublimi quelle nei combattimenti) ha raggiunto livelli ormai quasi indistinguibili dalla realtà, per non parlare dell’impatto scenico dei giganti, di alcune scelte di regia e di certi scorci paesaggistici, il mondo di gioco è quanto mai spoglio, spesso ripetitivo, statico, privo di elementi interattivi e con un riciclo di asset scenici piuttosto marcato.

Ciò non toglie che certi picchi visivi su Xbox Series X siano clamorosi e alla fine i 30 fps non si avvertono nemmeno tanto, anche se spiace non trovare un’opzione per i 60 fps e una risoluzione più bassa. Ecco, parlando proprio di picchi, Senua's Saga: Hellblade II è un continuo alternarsi di momenti riuscitissimi e frangenti stanchi e poco appassionanti, con però le aggravanti di essere un sequel (e non un DLC), di durare molto poco (le cinque ore di giocato comprendono ovviamente anche dialoghi, camminate e cut-scene) e di non apportare alcuna innovazione di rilievo rispetto al predecessore, che se non altro poteva contare su un "fattore novità" (il tema della follia, le voci nella testa di Senua) che qui, ovviamente, non può più esserci.

Verdetto

Senua's Saga: Hellblade II mi ha messo davvero in difficoltà. Non nel giocarlo (anzi, è un titolo quanto mai alla portata di tutti), ma nel valutarlo. Chi infatti si aspettava un sequel più vario, più lungo e con qualche aggiunta di spessore a livello di gameplay rispetto al predecessore del 2017, si metta pure il cuore in pace. Come action-adventure, infatti, le meccaniche sono limitate se escludiamo i combattimenti (ne avrei voluti molti di più), mentre come walking simulator "evoluto" può dare qualche soddisfazione in più. Ciò non toglie comunque che certi passaggi siano visivamente clamorosi e che l’atmosfera, ancora più cruda, malata, feroce e cupa di quella già non allegrissima di Hellblade: Senua's Sacrifice, ti si appiccichi sulla pelle come in pochissimi altri giochi. Il voto che vedete qui sotto è quindi una sintesi tra tanti "bassi" (gameplay, longevità), qualche "medio" (narrazione affascinante ma non del tutto compiuta) e alcuni "alti", con in testa grafica, sonoro, atmosfera… e i giganti.

In questo articolo

Senua's Saga: Hellblade II

Ninja Theory | 21 Maggio 2024
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Senua's Saga: Hellblade II – La recensione

7
Discreto
Se Senua's Saga: Hellblade II riesce a offrire scorci e momenti memorabili a livello tecnico e narrativo, tutto ciò che esula dall’impatto visivo e dall’atmosfera cupa e feroce non riesce sfortunatamente a colpire allo stesso modo dell'originale.
Senua's Saga: Hellblade II