Riven – Recensione

PC VR

Cosa vi è oltre l’ignoto e lo Spazio? È la domanda che accompagna il cammino di chiunque, anche il nostro, nel mondo di Riven, in isole sospese tra realtà e finzione, tra la magia e l’illusione. Tra noi, lo Spazio e l’abbraccio etereo dell’esistenza. È la nostra storia, quella che raccontiamo per stare meglio. Quella che s’infila ovunque, tra l’epidermide e l’anima.

Sviluppatore / Publisher: Cyan Worlds / Cyan Worlds Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: 25 giugno 2024

Si dice che il primo sospiro del mondo, arrivato quando la sua creazione generò un numero esagerato di esplosioni, incontri tra neutrini, protoni e neutroni, fu uno spettacolo di luci. Nessuno si capacitò di quanto quelle meraviglie ebbero un impatto significativo su cosa giunse successivamente, tra le nebulose che gli edotti osservavano con gli occhi colmi di meraviglia. Se dopo Myst si pensava che niente sarebbe stato meglio, quando arrivò Riven nessuno si aspettava cosa esso avrebbe portato con sé, e soprattutto avrebbe significato per i giocatori più appassionanti dell’intero.

Cyan Worlds, a quel tempo, lo considerava il suo miglior videogioco. Un diamante, stando alle parole del team, che rifletteva una luce che non accecava, bensì permeava cosa avesse attorno. Oltre a essere tenuto in piedi da enigmi realmente cervellotici, capaci di offrire diversi modi per affrontare l’avventura, dava modo di avanzare in realtà diverse e dal grande impatto, in scenari che nessuno sapeva se fossero reali, o solo il frutto di un libro. Un libro che si doveva recuperare prima che si perdesse chissà dove, prima che tutto quanto svanisse nel nulla, prima che tutto si concludesse.

Cyan Worlds, a quel tempo, lo considerava il suo miglior videogioco

Era il sogno, quello vero e tangibile, che poteva aprirsi a diverse sfumature, a realtà che appartenevano ad antiche civiltà. Erano le civiltà che avevano eretto i mondi di Riven, che ne avevano ideato scritture e stili di vita. Era quel respiro di cui parlavo prima, fresco e mai opprimente. Era il nostro respiro. Un respiro di pace. Un respiro di verità. Il game design di Riven, adattato allo scopo, è quello che s’incastra tra le impalcature di questo sogno a occhi aperti. Non voglio più svegliarmi, da esso: ora voglio farlo mio.

IL RACCONTO DI UN’ERA FA

L’introduzione parte con un uomo, un narratore qualunque, che accarezza le pagine di un libro. Racconta di vicende lontane, appartenute a quando ancora il mondo era in subbuglio, indecifrabile e da sistemare. Arrivò chi lo fece, impegnandosi perché Riven avesse il suo valore nel mondo. Quell’impegno costò anni di fatica, di sviluppo e di sudore, ma non poteva esserci sacrificio migliore: l’obiettivo unico e reale era quello di mostrare quel genere di libertà.

Esattamente come a Gardaland.

Sarebbe un peccato rivelare il racconto di Riven, considerando che è una di quelle storie che va compresa al meglio per essere contemplata a dovere. Eppure, c’è esattamente ciò che non potrebbe mancare: una raffigurazione della realtà che è il piatto prelibato dell’intera opera. Essa mantiene il racconto su binari inaspettati poiché, a sua volta, è collegata con un mondo in costante mutamento. All’interno di Riven, è il valore a essere al centro di tutto: le tematiche di cui parla, legate a sua volta al filo conduttore di Myst, elevano il concetto di creazione che si esprime e pulsa di vita, di essenza della stessa. Quest’ultima diviene il motivo per cui la creazione è ciò che permette al mondo di esaudire sogni che nessuno immaginerebbe reali; è l’immutato desiderio della bellezza, in Riven espresso attraverso gli scenari e gli oggetti.

Quest’ultima diviene il motivo per cui la creazione è ciò che permette al mondo di esaudire sogni che nessuno immaginerebbe reali

Tutti loro rappresentano i rimasugli del passato e del ricordo. Quest’ultimo è frastagliato, a tratti incomprensibile, eppure affascinante. Racconta di te, di me e di chiunque speri di trovare nel bello anche ciò che è rimasto celato da tempo. La mano toglie via quella polvere, ma intanto tutto quanto appare cristallizzato. Scendendo le scale che mi hanno condotto alla scala degli scarabei, ho compreso che era solo l’inizio di tutto. Sfiorando con le dita i pulsanti di un boiler da spegnere, con acqua bollente che generava energia, ho compreso che l’evoluzione non si è fermata affatto alle basi. Quel viaggio, reale e tangibile, apparteneva a me, a te, a chiunque. Era mio, ma ora è anche di qualcun altro. Questo è il messaggio di fondo di Riven, che per essere un’opera intimista che riesce a conquistare e impressionare, ha il grande merito di condurre nella spensieratezza.

IL RESPIRO DELLA VITA IN RIVEN

Nel lontano 1997, anno della sua pubblicazione, Riven proponeva degli scenari disegnati a mano, preimpostati e già delineati. Con un rapido tocco, le possibilità si aprivano, divenendo spettacolari. Ora Cyan Worlds ha puntato tutto quanto su altro, ovvero su mondo tridimensionale da scoprire, con un’interazione diretta e migliore, gettando il giocatore in quegli scenari non più come solo viandante di due mondi, ma da protagonista, da costola e polmone di quel mondo. Per chi non lo conoscesse, Riven era ed è un videogioco in prima persona in cui il mondo, completamente esplorabile, è disseminato di enigmi brillanti e studiati in modo appassionato.

Allegre bestioline già presenti nel 1997. Non si sono messe da là, a quanto pare.

Alcuni di essi, in questo remake, non sono mutati per nulla. A differenziarsi sono le sequenze con cui essi si esprimono al giocatore. Appassionanti, geniali e dal grande impatto scenico e intimista, i rompicapi colmano un già prelibatissimo game design, che agisce a sua volta nei filamenti del racconto ma si dettaglia ed espone con un linguaggio ammodernato, degno del remake del suo brillante predecessore, che consiglio di giocare anche in VR – esattamente come Riven, d’altronde, considerando che l’espressione creativa comunica in questo modo. Nel corso del viaggio, tra un complesso enigma e una soluzione da risolvere, c’è solo da aggiustare cosa ci si trova davanti.

Alcuni di essi, in questo remake, non sono mutati per nulla

A volte si dovrà tornare sui propri passi, mentre in altre occasioni occorrerà prestare massima attenzione a ciò che vi è attorno. Questo remake è brillante e avanguardistico perché dialoga con il passato e rispetta il presente, non mutando tuttavia la sua espressione artistica. Essa è rappresentata in modo particolareggiato attraverso il game design, che non solo si esprime con cura, passione e coinvolgimento, ma facendo leva sul ricordo e il sogno, con la stessa passione che si ha quando si deve dare voce a un pensiero recondito.

Non è stato semplice, ma qualcuno doveva pur farlo…

Cyan Worlds ha saputo, di nuovo, parlare al cuore di tutti. Ha parlato anche al mio, ora, e in questo cammino fisso sull’esistenza e la meraviglia, ho ritrovato anche me stesso. Cosa mi ha colpito molto, inoltre, è stato il lavoro dietro al level design. Ammetto di aver giocato al titolo senza il visore VR, servendomi dunque del mouse, della tastiera e del monitor del mio PC. È stato un viaggio sensazionale.

UN RITORNO CHE FA BENE

Che cosa bella, BELLISSIMA, quella meraviglia dell’Unreal Engine 5. Il lavoro estetico, adattato per colpire e riempire le iridi dei giocatori, è di assoluto livello. Lo si nota quando si è distanza ravvicinata, mentre si esaminano le porte e tutti i vari ingranaggi all’interno del titolo, e quando è lo spazio a prendersi la scena. La profondità che uno scenario qualunque dona, oltre a dare la sensazione che niente sia meglio di così, è ciò che rende questo remake fondamentale anche per lo storico di Cyan Worlds

.Cyan Worlds ha saputo, di nuovo, parlare al cuore di tutti

Complici le composizioni musicali, i grandi silenzi e i rumori ambientali, perdersi in Riven è quanto di più confortante e bello possa esserci, in questa metà mese che si appropinqua alla conclusione non c’è nulla di meglio. Ben prima che The Talos Principle diventasse di moda, c’erano Myst e Riven a detenersi i titoli illustri di un genere in costante mutamento. Riven è la poesia alla fine di cui abbiamo tutti bisogno. È l’estasi della creazione. È il pensiero che si tramuta in parola, è la parola che diventa fatto, è il fatto che cresce e riaffiora. È la bellezza.

In Breve: Il remake di Riven fa il suo ritorno nel panorama in assoluta pompa magna, dimostrando ancora una volta quanto il viaggio sia più importante della meta. L’ammodernamento grafico è illustre e di assoluta caratura, così come tutto il resto, elevato all’asintoto della meraviglia. Potrebbe coinvolgere sia gli appassionati di sempre che i neofiti.

Piattaforma di Gioco: PC
Configurazione di gioco.
Com’è, come gira: Ottimamente. Nessun calo di framerate, con il gioco che è rimasto fisso sui sessanta fotogrammi al secondo.

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Pro

  • Un videogioco ancora oggi sensazionale / Preciso e appassionante / Un capolavoro anche dopo il '97 / Game design eccelso

Contro

  • Non fatevi intimorire dagli enigmi
9

Ottimo

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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