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Come mai un gioco politicamente corretto come Black Myth: Wukong sta interessando tanto i giocatori?

Cerchiamo di capire come mai un gioco politicamente corretto come Black Myth: Wukong stia avendo così tanta risonanza tra i videogiocatori.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   09/07/2024
Un ritratto del protagonista di Black Myth: Wukong

Black Myth: Wukong sta riscuotendo un grande interesse tra i giocatori più tradizionalisti, nonostante sia un gioco politicamente corretto fino al midollo. Certo, non secondo i canoni occidentali, ma stiamo parlando comunque di un titolo che ha sicuramente subito una forte influenza politica.

Era il 2021 quando il governo cinese ordinò ai colossi dell'intrattenimento locale, editori di videogiochi compresi, di togliere di torno i personaggi "effeminati" nel tentativo di "indirizzare la cultura dei giocatori più giovani e la loro visione dei generi." Semplicemente il governo voleva e vuole ancora personaggi sessualmente meno ambigui che riflettano i modelli che la classe dominante considera più adatti per il popolo. Quindi maschi più virili e meno ambigui e donne più femminili.

Considerate che le compagnie cinesi non possono dire di no al governo, con cui non c'è margine di discussione. Anche colossi come Tencent con gli anni si sono dovuti piegare ai vari diktat ricevuti, perdendo anche molto valore nel processo. Insomma, in Cina il politicamente corretto non è una scelta, per così dire.

L'ombra lunga della censura

Black Myth: Wukong di Game Science è l'espressione ottimale della visione governativa cinese, dato che presenta un personaggio maschile forte e dai tratti estremamente virili, e racconta una storia in cui le donne hanno un ruolo marginalissimo.

Del resto lo stesso testo da cui è tratto, il celebre romanzo Il viaggio in Occidente, attribuito all'erudito Wú Chéng'ēn, era così, quindi da questo punto di vista si tratta di una trasposizione molto fedele, almeno sulla carta. Poco male, risalendo al 1590, ma ciò non toglie che ci troviamo di fronte a un'opera approvata da un governo che ha il controllo quasi completo sulla produzione culturale del suo paese e che tende a imporre il suo punto di vista in ciò che viene creato da quelle parti.

Mi chiedevo quindi come vivano questa cosa molti occidentali, in particolare quelli che si dichiarano scocciati da ogni forma di ingerenza politica all'interno dei videogiochi, tanto da dichiarare positivo il fallimento di un gioco come Tales of Kenzera: ZAU perché, secondo loro, dovuto all'influenza di una società di consulenza, Sweet Baby Inc., specializzata in questioni legate all'inclusività nei media, senza avere oltretutto uno straccio di dato a supporto di questa tesi.

Perché in questo caso il politicamente corretto è da avversare, mentre in quello di Black Myth: Wukong è ininfluente sul (pre)giudizio verso il gioco? Preciso, per chi se lo stesse chiedendo: ho giocato Tales of Kenzera: ZAU e l'ho trovato un metroidvania davvero mediocre, ma non certo perché ambientato in Nigeria o per la presenza di un protagonista nero. Lo è perché non ha davvero niente di diverso da proporre rispetto alla concorrenza e perché non ha mai momenti particolarmente esaltanti. Questo per dire che del gioco in sé non ho un giudizio particolarmente positivo, nato comunque da una prova diretta dello stesso.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.